ALESSANDRO SERAVALLE “Spielräume”

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ALESSANDRO SERAVALLE  “Spielräume”                                   
(ZEIT CD 008)

The new solo album from ALESSANDRO SERAVALLE (Garden Wall, Genoma, and many other projects):

a new perspective of philosophical electro-ambient avant-garde sound !!!

On ZEIT INTERFERENCE (Lizard side-label)

Questa serie di composizioni nasce dal mio intento di intrecciare i parametri musicali timbrico e melodico allo scopo di creare un “ambiente aurale”, un acustico spazio (“Raum” in tedesco) nel quale comprendere il potere polisemico del verbo “to play” (“spielen” in lingua tedesca, che ho scelto per le sue naturali capacità sintetiche), un’operazione impossibile da realizzarsi in italiano. Si può infatti “play an instrument” (e la connessione con l’attività musicale è qui piuttosto chiara), “play a role” (gli aspetti teatrali essendo qui simbolizzati dalle brevi ed evocative espressioni verbali caratterizzanti ogni singola composizione) e, soprattutto, “play a game” che, nella mia visione, è qualcosa legato alla costituzione di uno spazio terapeutico nel quale parzialmente drenare le mie paure e i miei fantasmi.
Secondo Gregory Bateson ed Erving Goffman il gioco stabilisce un sistema di cornici (frames). Goffman afferma che il gioco consente l’emergere di membrane a protezione dello spazio di gioco (“Spielraum” in tedesco) isolandolo, sebbene in un senso in qualche modo debole, dalla realtà esterna. Così “entrare nel gioco significa dimenticare il resto, il mondo esterno, la situazione, i problemi, le differenze che vigono nella vita normale (…) il gioco tra esterno e interno che il frame permette è visibile nell’idea di un confine paradossale che insieme separa e lascia passare” (Pier Aldo Rovatti).
Ciò costituisce la conditio sine qua non della mia auto-terapia attraverso la musica.
Si richiede all’ascoltatore un’attenzione focalizzata per entrare pienamente nelle miriadi di microvariazioni che caratterizzano il flusso uditivo. Da non usarsi come mero sottofondo per favore!

For some time an ill weed has been infesting the field of the so-called experimentations: too often one breathes, even in formally successful compositions, an affected air, a dogmatic statement of diversity that’s not of any use at all…the overview is thus plagued by characters who, from their mostly self-built ghettoes, make use of the transcendent world of sound to erect the simulacrum of their own (self-claimed) purity and otherness; a concept that’s as basic as forgotten pays for it: authenticity. For sure, in word everyone puts his life and past into musical compositions, but one thing is the literary perception we have about ourselves, another the heartfelt dialogue with our own essence. Well, Alessandro Seravalle is an authentic, genuine character instead, and in his music the most interesting aspect is living with him the straight up resistance element he entrusts to his work. A radical manner the musician from Friuli combines with a remarkable attitude to listening and curiosity, qualities that explain to the highest degree the great many-sidedness distinguishing his work. Like in this album, a work of contemporary music strictu sensu, coming unexpected in its refraction of a thousand colours and shades and which, by virtue of the above-mentioned authenticity, recalls closely the existential/creative compelling research of electronic and contemporary music pioneers. Obliquely, as we like, from Scelsi to Technical Space Composer’s Crew. The form coming out of substance.

(Antonello Cresti)
Una mala erba infesta da tempo il campo delle cosiddette sperimentazioni: troppo spesso si respira, anche in composizioni formalmente riuscite, un’aria di artefazione, di dogmatica dichiarazione di diversità che non giova… Il panorama risulta così infestato di personaggi che dal proprio ghetto, spesso autocostruito, utilizzano il trascendente mondo del Suono per costruire il simulacro della propria (autodichiarata) purezza e alterità; a farne le spese è un concetto tanto basilare, quanto dimenticato, quello della autenticità. Certo, a parole tutti mettono il proprio vissuto nelle composizioni musicali, ma una cosa è la percezione letteraria che si possiede di noi stessi, altra l’intimo dialogo con la nostra essenza. Ecco, Alessandro Seravalle è invece un personaggio autentico, e nella sua musica l’aspetto di maggior interesse è il vivere con lui l’aspetto sinceramente resistenziale che egli affida alla propria opera. Un atteggiamento radicale che il musicista friulano sposa con una grande attitudine all’ascolto e alla curiosità, prerogative che spiegano massimamente la grande poliedricità che caratterizza il suo lavoro. Come in questo album, un lavoro di musica contemporanea strictu sensu, che giunge inaspettato nel suo rifrangere mille colori e sfumature e che, in virtù della autenticità di cui dicevamo prima, a me ha ricordato da vicino la stringente ricerca esistenziale/creativa dei pionieri della musica elettronica e contemporanea, trasversalmente, come piace a noi, da Scelsi a Technical Space Composer’s Crew. La forma che nasce dalla sostanza.


(Antonello Cresti)